Mille dati per venti Regioni, più una ragione per cambiare

L’ambizione di questo Rapporto è quella di fornire un quadro il più possibile articolato e chiaro del nostro sistema di istruzione. L’idea di fondo che ha guidato e accompagnato il lavoro di analisi dei dati inclusi nei vari capitoli è che la conoscenza della realtà in cui si opera è indispensabile per guidare qualsiasi scelta di intervento e di trasformazione. In altri termini, che qualsiasi progettazione delle politiche educative non possa prescindere da una conoscenza approfondita della realtà su cui queste politiche intendono intervenire.
Da questa convinzione è derivata la scelta dei dati da considerare e da analizzare per il Rapporto.
Dati indispensabili per l’orientamento delle scelte politiche e per la programmazione nel medio e nel lungo periodo di queste scelte. Non si tratta di una novità di carattere assoluto. A livello internazionale, questa ottica viene spesso indicata come approccio alle politiche “basato su evidenze”. Evidenze che non si limitino alla fotografia della realtà presente, ma che consentano di individuare linee attendibili di sviluppo dei diversi fenomeni che determinano il contesto entro cui le politiche vengono implementate. È, però, un approccio non usuale per il nostro Paese.
L’unico esempio rintracciabile, in particolare negli anni recenti, di un approccio di questo genere è quello che era alla base del Quaderno bianco sulla scuola del settembre 2007, che ad oggi resta il tentativo più interessante, forse unico, di fondare le nostre politiche scolastiche sulla base di “una ricognizione della situazione della scuola italiana, al fine di evidenziare pregi e criticità e di prefigurare scenari di sviluppo e possibili soluzioni ai problemi evidenziati”1, nell’ottica di un confronto aperto sui dati disponibili.
I dati riportati e le analisi sviluppate nel Rapporto intendono rappresentare un passo ulteriore in questa direzione, sia a livello nazionale, sia (grazie ai rapporti regionali) a livello locale.

 

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