Illustrazioni di Agostino Jacurci. Edizioni Orecchio Acerbo.
Una storia dove l’elemento dell’assurdo, apparentemente esterno e incoerente per un oggetto di uso quotidiano, è giocato nel racconto di un mito della predazione, credibile perché il percorso umano è costellato di queste ombre e proprio per questo di grande evocazione fantastica. La narrazione dà anima all’ombrello, ne assume una storia con radici antiche fin da quando viveva in gruppo dispiegando le sue ali e appendendosi a testa in giù con la sua unica zampa. Erano, gli ombrelli, gli unici animali ad una zampa sola con la caratteristica di esprimersi nel verso del canto come loro occupazione preferita. Tutto questo fino a diecimila anni fa. Poi qualcuno li ascoltò, ne percepì la melodia da lontanissimo, e furono catturati e tenuti in casa degli umani, con ogni attenzione a evitarne la fuga fino, addirittura, a chiuder loro le ali ben strette intorno al corpo con i laccetti a clip.Air Zoom Pegasus EM